Vi lascio qui un articolo che avevo scritto durante il primo lockdown ad aprile 2020 e che mi sembra ancora adesso molto molto attuale..

Come sto trascorrendo la quarantena? Dai su siamo sinceri. EVITANDO. Evitando di sentire, evitando di preoccuparmi, evitando di fare fatica. Oggi sono quasi due mesi che sono in quarantena eppure solo oggi ho trovato la spinta per mettermi seduta a scrivere qualcosa su di me e su questa esperienza.

L’evitamento è un meccanismo di difesa che da sempre l’uomo utilizza in varie circostanze, si tratta di staccare il livello emotivo da quello consapevole e di riempire lo spazio e il tempo di altre azioni e di pensieri che permettano di evitare il contatto con emozioni che non ci piacciono, di solito paura e dolore. Evitare a volte è un comportamento vitale, che ti salvaguarda, che ti aiuta ad andare avanti, quindi non è di per sè positivo o negativo, dipende dall’utilizzo che ne fai appunto, può tenerti a galla in un momento complesso oppure può appesantirti e portarti in basso come un peso nell’acqua, rischiando di farti annegare.

Ci sono miliardi di modi per evitare e questa quarantena mi sta rendendo consapevole di tutti i modi che uso io. Uso un sacco di strategie di evitamento e adesso vorrei provare a spiegarle qui, per vedere se qualcun altro si riflette in queste parole, per sentirmi meno sola, e per cercare, almeno in questo tempo, di “evitare di evitare” e quindi di sentire qualcosa di autentico.
Io evito di fare esercizi fisici per evitare la fatica e per evitare di rimanerci male quando comunque non arriverò ad avere la linea che pretendo mangiando tutto quello che voglio.
Evito di pesarmi per non sentirmi in colpa e per evitare di paragonarmi alle altre donne.
Evito guardando serie tv e isolandomi: la convivenza non è semplice e spesso è più semplice cambiare stanza e rinchiudersi nell’isolamento invece di parlare con l’altro, discutere con l’altro, oppure soltanto farsi vedere scocciati e giù di tono. È anche vero che guardare film e serie tv mi sta facendo scoprire storie interessanti e argomenti sui quali ragionare e avere un pensiero critico; inoltre il tempo passa e la noia si prende una pausa.
Evito imparando nuove ricette, con la scusa che almeno avrò imparato qualcosa di nuovo ma poi entro in conflitto con il mio peso e l’importanza che gli do, e si rinizia con i pensieri che vi ho già descritto sopra.
Evito facendo l’uncinetto. Sto sferruzzando talmente tante ore al giorno che a volte diventa buio senza accorgermene e mi spavento da sola, spesso pensando “che bello il tempo è volato, ho trascorso serenamente un altro giorno di quarantena” e di controparte “cavolo anche oggi ho perso un altro giorno della mia vita nel quale potevo fare mille cose più importanti”. Adoro fare l’uncinetto, mi fa sentire fiera alla fine di un progetto, mi rende felice quando il risultato è bello e posso indossare la mia creazione, mi piace se piace anche agli altri e se mi chiedono di creargliene uno, mi piace il senso di rilassamento che mi dà quando sono concentrata a farlo, ricongiungendomi ad un mondo passato di nonne e profumo di torte, un mondo di cura e attenzione, delle cose fatte a mano e con calma. Inoltre il tempo trascorre davvero senza rendersene conto e in quattroequattrotto si fa sera, rendendo la quarantena più sostenibile.

È anche vero che avere sempre l’uncinetto in mano si sposa perfettamente con la mia nevrosi di dover fare per forza qualcosa, di avere sempre qualcosa fra le mani, altrimenti mi annoio, altrimenti mi perdo, altrimenti mi sento persa. Ma persa dove? Tra i miei pensieri? Dentro me stessa? Nel mio vuoto interiore?

Nella terapia della gestalt si invita la persona a trovare il vuoto fertile, ovvero ad avere il coraggio di fermarsi e di stare di fronte ai propri mostri personali oppure al nulla vero, proprio per vedere che cosa succede. Il vuoto interiore, il vuoto dopo aver espresso emozioni esplosive, il vuoto dell’attesa, è un terreno perfetto per far sì che sboccino nuove emozioni, nuovi desideri e nuovi bisogni. È quello spazio che agevola la fioritura, che fa partire e porta al cambiamento. Stare di fronte al vuoto fa davvero paura e qualcuno evita per tutta la vita di trovarcisi davanti. Il limite del burrone è oscuro o profondo e il burrone è anche all’interno di noi stessi.

E se vedessi che dentro non c’è niente? E se non avessi desideri, oppure forza per raggiungerli? E se non fossi come credo di essere?

In terapia la relazione con il terapeuta aiuta questo stare nel vuoto perchè prima di tutto non sei solo davanti a questo buco nero, ma a fianco a te a vedere nell’oscurità c’è un altro essere umano che visita spesso il suo buco nero, o che sicuramente c’è stato.

E se non gli piacesse il mio vuoto? Se vedesse che sono io quello vuoto? Sicuramente mi starà giudicando…
Scusate mi ero persa appunto…i pensieri come sapete ci portano via, ci conducono come vele sospinti da venti anche lievi ma inesorabili verso isole strane, a volte serene e sognanti, a volte tortuose e paranoiche… nella meditazione ci consigliano di non combattere i nostri pensieri bloccandoli (evitandoli appunto) ma neppure soffermandoci su ognuno di essi, ma di lasciarli passare come immagini di una pellicola cinematografica che scorre senza il tasto pausa, come acqua che sgorga da una fonte e si dissolve nel fiume… noi siamo questi pensieri e tanto altro, noi siamo questo flusso di pensieri contrastanti, a volte così diversi tra loro da non credere possibile che provengano dalla stessa persona, siamo le sensazioni di noi come corpo, siamo le nostre palpitazioni quando il pensiero è di preoccupazione o siamo i nostri nervi tesi quando il pensiero è il desiderio di afferrare qualcosa…

Tornando all’evitamento, allora io evito facendo tutte quelle cose sopra elencate per non stare nel vuoto fertile? Beh, un po’ ironico e ipocrita da parte di una psicoterapeuta che ci ha appena sciorinato l’utilità di sostare in quel vuoto… NO! non è ipocrita, e neanche ironico, ma magari può far un po’ sorridere… L’unica cosa che posso dire è che anche io sono un essere umano, e mi barcameno come posso nella mia esistenza e in questa esperienza di pandemia mondiale. E anche io evito, cioè anche gli psicoterapeuti evitano, piangono, fingono, mentono, riempiono il loro tempo giocando al pc, perchè siamo umani, e il conoscere un pochino di più come si muove l’animo umano non fa di noi degli shamani onnipotenti o scienziati onniscienti. Gli psicoterapeuti vagano con le persone in seduta tenendo in mano una lanterna che illumina poco al di là del proprio naso, e illuminano la strada davanti a loro solo per qualche metro in avanti. La persona sostenuta, sceglierà la propria strada da percorrere perchè l’esistenza è la sua, non quella del terapeuta, e piano piano appoggerà il piede un po’ più avanti, per vedere se c’è uno scalino, un burrone, o una via percorribile.

Quindi tornando a noi, io evito, evito di sentire molte cose, perchè è faticoso farlo e perchè può fare molta paura. Un modo per smettere di evitare di sentire ciò che mi spaventa è parlare col mio terapeuta, dialogare con lui e farmi supportare e abbracciare metaforicamente mentre discendo nelle mie paure e nel mio sentire. Se sono da sola, ahimè, invece, l’unica cosa che mi salva è cercare dei momenti per me, con il mio tempo, con il mio ritmo, nei quali mi siedo davanti ad un foglio bianco e la voglia di sentire mi torna, e mi torna la voglia di contattare parti di me che mi fanno sentire umana e quindi vicina alle persone… anche se sono chiusa in casa da due mesi, anche se fuori c’è una pandemia. Per me scrivere questi pensieri vaganti li rende meno spaventosi, meno ingombranti…diventano reali, non li evito più, li vedo scorrere, li imprimo e poi passo al pensiero successivo, finchè la spinta dello scrivere non si placa. Meditazione dinamica direi, una meditazione autocompiacente probabilmente, beh sì, chi non ha un narcisismo da soddisfare dopo tutto..ma ad ognuno il suo… d’altronde, ognuno ha il diritto di trovare il suo modo di navigare tra queste acque burrascose..il mio è mangiare, sferruzzare, scrivere, vedere netflix, andare in terrazzo, dare l’acqua alle piante, parlare con qualcuno, capire quando voglio stare sola, sferruzzare, vedere film, scrivere ancora..

3: che sta succedendo? hai deciso davvero di fare questa cosa?
S: si, penso sia una cosa fighissima trascrivere le nostre conversazioni
3: ma se la maggior parte del tempo litighiamo..
S: vabbè cosa c’entra, siamo diverse no? Eppure siamo la stessa persona
3: ci sono già miliardi di scrittori e fumettisti sagaci e divertenti che fanno cose del genere, perchè pensi che possa interessare a qualcuno?
S: ma, non saprei, di certo non farà male a nessuno..
3: beh male no, ma li potrebbe annoiare, potrebbero pensare che non siamo originali, potrebbero non leggerci e quindi aver sprecato tempo prezioso, potrebbero confrontarci con altri e giudicarci di livello scarso e banale…
S: cavoli quanti brutti pensieri..e se pensassero invece “ganzo, questa cosa me la sono detta ieri sera anche io!”? Oppure pensassero che è una cosa fighissima e miliardi di persone iniziassero a leggerci e a dire che si rivedono in noi?
3: mmm forse stai esagerando
S: beh perchè te…
Z: se non fate qualcosa, è inutile anche perderci del tempo a parlarne…non volevi scrivere un articolo per il blog sara, e guarda dove ti sei andata a cacciare, avevi detto che oggi avresti fatto qualcosa di produttivo e utile, qualcosa per il sito, per la tua vita quando uscirai dalla quarantena. Te lo ricordi vero? Invece sei qui a cincischiare, se continui così perderai un anno intero della tua vita!
S: boia, vedo che qui la situazione si fa effervescente..tu dove eri fino ad ora?
Z: ad arrabbiarmi con m. o con i politici in tv o con le persone che scrivono cose stupide su fb
S: beh e adesso invece vuoi arrabbiarti con me?
Z: beh si, tu non vuoi mai starmi a sentire e mi tocca arrabbiarmi con gli tutti gli altri..
S: certo che non ti sto a sentire.. perchè non voglio che mi urli!!
Z: è no, te vuoi solo fare l’uncinetto, guardare serie tv, prendere il sole e mangiare senza ingrassare..complimenti per la maturità
S: siamo in una situazione di emergenza mondiale, dobbiamo sopravvivere come si può..
3: ma se poi diventassimo obese? E se non riuscissimo a fare quella cosa che desideravamo tanto? E se non potessimo più andare al mare? E vedere la nostra famiglia? E se il lavoro cadesse in un buco nero?
S: frena frena frena… mi stai mettendo ansia
Z: a me stai facendo arrabbiare
3: ehehe vabbè…niente di nuovo
S: cmq si, sei anche arrabbiata, lo sappiamo, ma a me è sembrato anche che tu avessi tanta paura..
Z: chi? Paura io? Stai impazzendo…
3: mmm… mi sa che sara ha ragione, tutte e due avete paura, e infatti una si arrabbia e l’altra la evita, non la ascolta e fa altro..
Z: e te invece?
3: beh io ho sempre paura ma voi non mi ascoltate mai…
S: perchè le tue paure sono invadenti e bloccanti, se dessimo ascolto a te non ci muoveremmo mai di un centimetro..
3: se dessimo ascolto a te saremmo già diventate stiliste, viaggiatrici del mondo, volontarie in africa, scrittrici ecc.. però solo per qualche secondo immaginario e poi basta..
Z:si infatti, e invece siamo sempre qui a vedere serie tv e a fare top all’uncinetto, per non sentire…
S: cavolo ora mi sembri quell’altra..
Z: mai e poi mai! sto solo cercando di smuoverti un po’, vuoi davvero bloccarti in questo stato di evitamento perpetuo, per non sentire questa paura? Vuoi rimanere cieca al fatto che il virus ci possa toccare personalmente e che te la stai facendo sotto?
3: e poi potresti morire, o potrebbe morire m…e lasceresti i nostri genitori…li faresti piangere e disperare.. e adesso invece, li fai preoccupare? E le nostre amiche e i nostri parenti? E se ti rimangono dei danni ai polmoni? E così non potrai più vedere le persone che ami, non potrai più viaggiare, sentire gli odori e i sapori, gustare il mondo…
S: sentite ma non dovevamo essere felici? Non era questo il nostro principale obiettivo? Siete ansiogene ed ingombranti.. e mi state facendo tornare la voglia di tornare alle serie tv
Z: ma si vattene tanto sei una bambina spaventata senza spina dorsale
3: no aspetta rimani ancora qua con noi, era da tanto che non parlavamo…
S: deh ma come si fa? Una mi urla contro con rabbia e disprezzo, una mi fa scendere nella tristezza e immobilità, entrambe mi fate sentire la paura.. cosa dovrei fare? Non ci voglio stare qui con voi a sentire tutte queste cose..
3: tu te ne vai sempre, non ci vuoi mai stare qui con noi..
S: perchè siete un casino e mi fate venire il mal di testa e pure il mal di stomaco..
Z: e te invece stai sempre a lamentarti.
S:e tu sei sempre così aggressiva e giudicante.
3: a me sembra che abbiamo tutte paura…paura di non valere niente, paura di non farcela, paura di non raggiungere i nostri desideri, paura di fare fatica, paura di morire, paura di perdere le cose che amiamo di più, paura per i nostri cari che potrebbero lasciarci!!
Z: ehi ma che fai?… quello lo dovrei dire io..
3: beh si hai ragione, questo lo pensi te, ma a volte mi sfugge ciò che mi separa da te e scivolo dalla tua parte..
Z: beh, si, anche io ho paura, siamo diventate soffici, non vogliamo più fare fatica, non vogliamo più sentire nè il dolore, nè la paura, vogliamo solo essere serene e tranquille e fare sempre quello che abbiamo voglia di fare…
S:che male c’è a fare solo quello che ci piace?
Z: perchè stiamo solo evitando il problema!!! stiamo solo evitando di soffermarci a sentire la nostra preoccupazione, il nostro terrore, la nostra noia, la nostra impotenza, e invece ci sono anche queste, e vanno sentite, per passare oltre, per farcele passare addosso e per riemergere da tutto questo…
S: ma fa male.. ognuno ha il suo modo di evitare paura e dolore..
3: e allora che fare?
S: non lo so, ma sicuramente farlo insieme è meglio che farlo da sola…
3: dici che parlarne è servito?
S: sicuramente ha aiutato un pochino, io ho ancora voglia di scrivere e di stare un po’ con voi, posso tornare all’uncinetto più tardi..tu come stai?
3: sto meglio di quando mi sento sola e non ascoltata…
S: e tu come stai?
Z: non sono più arrabbiata, alla fine abbiamo scritto qualcosa… del tutto inutili non siamo..
S: smettila di giudicarci, sei così pretenziosa nei nostri confronti e nei tuoi, perchè non puoi usare la tua energia fortissima e cazzutissima per smuoverci un po’?
Z: vuoi dire che senza di me non potremmo raggiungere e afferrare i nostri desideri?
S: beh anche…tutte abbiamo bisogno delle altre, ma fatti vedere prima la prossima volta e non ti scagliare sugli altri se invece sei arrabbiata con noi..se ne parliamo si crea un bel dialogo
3: quindi siamo state brave?
Z: e basta tu!! stiamo di nuovo punto e a capo sennò..
3: ma che ho detto…
S: non siamo state bravissime, siamo state quello che volevamo essere oggi, in dialogo, nè brave nè cattive, nè produttive nè inutili, nè sfavillanti nè depresse, siamo state noi, IO, insomma dai, avete capito, e forse scrivendo sarà più facile andare d’accordo…vi voglio bene
3: anche io
Z: mmm io non ve lo voglio dire, tanto lo sapete…
3: edddaaaaiiii
Z: mmm ve ne voglio, ma non abbracciatemi!

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Quadro “Ragazza su un divano verde con un gatto” di Max Pechstein